giovedì 2 luglio 2015

In pezzi e più integro che mai

Quando avevo all'incirca undici anni giocavo sempre con una macchinina telecomandata. La facevo correre in giro per casa e spesso la mandavo a caso senza guardare dove finisse, perché non stavo al passo con la sua velocità o semplicemente mi faceva fatica seguirla. Sapevo che l'unica cosa che non dovevo far cadere era un particolare vaso tenuto su un comodino, un vaso per qualche ragione prezioso per i miei genitori e che per questo motivo non toccavamo praticamente mai, troppo impauriti di fare il movimento sbagliato e ridurlo a un ammasso di cocci. Ovviamente andò a finire che dopo un bel po' che giocavo smisi di pensarci e un giorno la mia macchinina andò a sbattere proprio dove c'era il vaso, che cadde e si ruppe in mille pezzi.
Ovviamente essendo piccola non mi importò niente di quel vaso che per me non aveva alcun valore al di fuori di quello estetico, mi spaventai solo perché sapevo che mia mamma avrebbe dovuto buttarlo via, e ci sarebbe rimasta male, sarebbe stata delusa da me che non ero stata abbastanza attenta, poi mi avrebbe levato la macchinina e avrei ricevuto un rimprovero.
Arrivò il rimprovero e basta, perché poi la vidi china in cucina con l'attack in mano intenta a riattaccare tutti i pezzi, minuziosamente e in completo silenzio per non rischiare di sbagliare e dover quindi ricominciare da capo.
Ero certa che lo buttasse via, ma quando vidi il 'nuovo' vaso su un nuovo ripiano della libreria pensai solo che fosse più bello di prima, perché è vero che una cosa rotta è più fragile, ma la si cura di più, e si perde tempo a cercare di ricomporla per renderla nuovamente la cosa che ti è tanto cara. Mi guardò e sorrise, perché sapeva che non era colpa mia... sarebbe potuto cadere in qualsiasi momento, d'altronde era su un comodino, sarebbe bastata una folata di vento troppo forte, il gatto che ci saltasse sopra o semplicemente qualcuno che passasse in modo disattento e lo urtasse, ma no, è che lei aveva riposto questa irragionevole e cieca fiducia secondo la quale, siccome era in quel posto da talmente tanto tempo, ormai non rischiasse più nulla, non sarebbe andato in pezzi qualsiasi cosa fosse successa, ci sarebbe sempre stato qualche colpo di fortuna a impedirlo. Non lo buttò via, no, perché ci teneva. Era rotto, ma era sempre quel vaso e una cosa non cessa di essere ciò che è solo perché si rompe.

Se quel giorno lei avesse semplicemente buttato via i cocci forse io oggi sarei una persona diversa, ma sono strettamente convinta che ogni evento in grado di farci riflettere ci cambi, specialmente quando siamo piccoli.
In quel caso il mio pensiero di bambina fu: se ci teneva tanto, perché non si è preoccupata di tenerlo al sicuro?
Forse perché finché sai che è una cosa è lì ed è sempre stata lì, ti convinci che rimarrà lì per sempre o forse perché pensi che la forza che metti nel considerare una cosa importante la renda automaticamente indistruttibile.
Non è così, tutto ha un suo corso e non aspetta noi.
Credo che una cosa sia reale quando può rompersi e la misura dell'amore sia la volontà di sederti, prendere un respiro profondo e ripararla. Forse significa solo saper ascoltare, perché le cose indistruttibili esistono... sono quelle che vuoi e sai proteggere.