giovedì 2 luglio 2015

In pezzi e più integro che mai

Quando avevo all'incirca undici anni giocavo sempre con una macchinina telecomandata. La facevo correre in giro per casa e spesso la mandavo a caso senza guardare dove finisse, perché non stavo al passo con la sua velocità o semplicemente mi faceva fatica seguirla. Sapevo che l'unica cosa che non dovevo far cadere era un particolare vaso tenuto su un comodino, un vaso per qualche ragione prezioso per i miei genitori e che per questo motivo non toccavamo praticamente mai, troppo impauriti di fare il movimento sbagliato e ridurlo a un ammasso di cocci. Ovviamente andò a finire che dopo un bel po' che giocavo smisi di pensarci e un giorno la mia macchinina andò a sbattere proprio dove c'era il vaso, che cadde e si ruppe in mille pezzi.
Ovviamente essendo piccola non mi importò niente di quel vaso che per me non aveva alcun valore al di fuori di quello estetico, mi spaventai solo perché sapevo che mia mamma avrebbe dovuto buttarlo via, e ci sarebbe rimasta male, sarebbe stata delusa da me che non ero stata abbastanza attenta, poi mi avrebbe levato la macchinina e avrei ricevuto un rimprovero.
Arrivò il rimprovero e basta, perché poi la vidi china in cucina con l'attack in mano intenta a riattaccare tutti i pezzi, minuziosamente e in completo silenzio per non rischiare di sbagliare e dover quindi ricominciare da capo.
Ero certa che lo buttasse via, ma quando vidi il 'nuovo' vaso su un nuovo ripiano della libreria pensai solo che fosse più bello di prima, perché è vero che una cosa rotta è più fragile, ma la si cura di più, e si perde tempo a cercare di ricomporla per renderla nuovamente la cosa che ti è tanto cara. Mi guardò e sorrise, perché sapeva che non era colpa mia... sarebbe potuto cadere in qualsiasi momento, d'altronde era su un comodino, sarebbe bastata una folata di vento troppo forte, il gatto che ci saltasse sopra o semplicemente qualcuno che passasse in modo disattento e lo urtasse, ma no, è che lei aveva riposto questa irragionevole e cieca fiducia secondo la quale, siccome era in quel posto da talmente tanto tempo, ormai non rischiasse più nulla, non sarebbe andato in pezzi qualsiasi cosa fosse successa, ci sarebbe sempre stato qualche colpo di fortuna a impedirlo. Non lo buttò via, no, perché ci teneva. Era rotto, ma era sempre quel vaso e una cosa non cessa di essere ciò che è solo perché si rompe.

Se quel giorno lei avesse semplicemente buttato via i cocci forse io oggi sarei una persona diversa, ma sono strettamente convinta che ogni evento in grado di farci riflettere ci cambi, specialmente quando siamo piccoli.
In quel caso il mio pensiero di bambina fu: se ci teneva tanto, perché non si è preoccupata di tenerlo al sicuro?
Forse perché finché sai che è una cosa è lì ed è sempre stata lì, ti convinci che rimarrà lì per sempre o forse perché pensi che la forza che metti nel considerare una cosa importante la renda automaticamente indistruttibile.
Non è così, tutto ha un suo corso e non aspetta noi.
Credo che una cosa sia reale quando può rompersi e la misura dell'amore sia la volontà di sederti, prendere un respiro profondo e ripararla. Forse significa solo saper ascoltare, perché le cose indistruttibili esistono... sono quelle che vuoi e sai proteggere. 

sabato 27 giugno 2015

Supernova


La cosa strana è, da un giorno all’altro, non sapere più niente della persona con cui condividevi tutto, che conoscevi intimamente, condividevate tutto, ogni giorno, tutto quello che succedeva ogni giorno e dopo, all’improvviso, da un momento all’altro, non sai più niente e non hai neanche il diritto di chiamarlo oppure sì, chiamalo pure, ma tutto diventa imbarazzante, anche le cose più semplici diventano imbarazzanti. Smettere di avere diritto all’altro, perderlo completamente, come se niente fosse.
Romina Paula, Agosto. 

Quant'è importante per le persone uscire bene da una situazione.
Cercare il momento adatto o le parole giuste, per non dover vivere con le conseguenze di uno strappo doloroso ma preferendo un lieve, quasi inesistente dolore progressivo. Io invece mi sento fin troppo facilmente messa in gabbia e all'uscirne bene preferisco uscirne.
Mi lascio completamente soffocare dai miei sentimenti, non penso, esplodo. Per tutta la mia vita mi sono sentita strana per questo mio modo di affrontare le cose, per questa mia tendenza a non saper chiudere bene ma a cercare sempre di bruciare tutto, ogni cosa possibile per non voltarmi più indietro. Ho cercato spesso di cambiarla quando realizzavo di avere qualcosa da perdere, qualcuno da perdere e mi mettevo a tacere, mi frenavo, mi zittivo...eppure non funzionava mai, perché tempo dopo finivo per scoppiare e farmi terra bruciata intorno.
Ne ho sofferto...
Ma una persona a cui voglio bene mi ha detto "la tua non è agitazione, è cuore. tu sei un concentrato di passione, dai sempre tutto" e allora... allora sto imparando a voler bene a quel 'mostro' che mi ha sempre causato problemi. A volte succede, credi che una cosa sia in un modo e non riesci a vederne le sfumature e così è stato per me. Spesso basta fermarsi un attimo, perché come dice il mio babbo tutto nel mondo ha una connotazione positiva con delle controparti negative, oppure ha una connotazione negativa con delle controparti positive: non c'è niente che sia o tutto bianco o tutto nero ma ci sono mille variazioni nel mezzo che spesso ci ostiniamo a non voler vedere.
Lo sto accettando. Va bene avere dei limiti.
Va bene avere un'oscurità, se quell'oscurità il più delle volte esce fuori per proteggerti e avvertirti.

Brucio i ponti per non ripassarci più, brucio i ricordi per non poterli riguardare, brucio ogni cosa per non pensarci. Questa è la mia controparte negativa, mentre la mia connotazione positiva è la realtà che metto nelle cose che faccio, che dico, che penso e che provo.
Sono "tutta cuore" e spesso avrei voluto non essere così... avrei voluto non esserlo perché tante volte avrei desiderato dire "rimani qui, ti voglio bene non riesci a capirlo, non ti arrendere con me" e invece ho urlato cose orribili.
Però poi penso che forse doveva andare così, che perdere  le persone a cui vuoi bene non è necessariamente un male, perché si ottiene sempre di meglio, basta volerlo vedere e volerlo coltivare. Perché ogni cosa e ogni persona ha bisogno di essere vista per quello che è, e se qualcuno non lo fa è giusto lasciarlo indietro. Abbiamo bisogno di essere visti, e di non avere filtri... e forse siamo fatti per poche persone ma, come dice un libro di mia conoscenza, meglio avere una sola, speciale rosa, piuttosto che un giardino pieno di fiori che non guardi mai...

sabato 30 maggio 2015

Bella

La guardavo e non sapevo cosa dire.
Ci sono persone talmente belle, talmente uniche e splendide che dovresti inventare una nuova parola per descriverle, perché quelle già esistenti sarebbero comunque troppo banali; fosse anche stata la parola meno conosciuta ed usata, per lei si sarebbe rivelata  ugualmente convenzionale.
Volevo dirle così tante cose, ma non mi usciva nemmeno una parola. La guardavo in silenzio, sentendo crescere in me qualcosa di così dolce e forte da non saperlo comprendere né in alcun modo controllare...Sapevo che una sola parola da parte mia avrebbe potuto cambiarle la vita, eppure non era il momento, per lei avrei dovuto usare una parola perfetta, nuova e illibata e lei era abituata al mio silenzio, non aveva mai preteso nulla da me, non mi aveva mai chiesto niente, era anche per questo che le volevo bene più di chiunque altro. Eppure non sapevo come farglielo capire, non sapevo come mostrarglielo...qualsiasi cosa avessi detto, seppur bellissima, sarebbe stata meno bella di lei e questo non potevo permetterlo. Meritava di più, nessuno meglio di me lo sapeva.
La guardavo, ogni giorno, e non sapevo cosa dire.
Sotto tutto quel trucco, quei capelli colorati e quei vestiti sbagliati solo io riuscivo a vedere quella che era davvero: una bambina insicura che vuole solo essere presa per mano e capita. Avrei voluto prestarle i miei occhi, così avrebbe visto quant'era bella.
Era bella quando impiegava un'ora a truccarsi per qualcuno che non le avrebbe fatto neanche un complimento, così come era bella quando una sala intera la guardava e lei abbassava lo sguardo, perché non era abituata a tante attenzioni tutte insieme.
Era bella nelle piccole attenzioni che regalava agli altri, che spesso non venivano notate.
Era bella quando faceva cose insensate e folli per chi non se lo meritava, quando credeva a tutto perché si fidava, anzi perché voleva fidarsi, era bella perché aveva paura di lasciare. Era bella quando soffriva più lei di chi faceva soffrire, perché non sopportava di far male agli altri. Era bella quando inciampava e si faceva male da sola perché non riusciva a controllare il suo corpo, non lo conosceva abbastanza, non lo amava abbastanza.

Era bella quando era forte e non se ne rendeva conto. Quando gridava e aveva quelle sue reazioni eccessive che le persone non capivano ma io sì. Io sapevo che lei voleva solo essere fermata e rassicurata, ma non potevo farci niente, non avrei potuto cambiare le cose.
Era bella quando se ne andava. Quando a testa alta voltava le spalle a chi l'aveva ferita e poi si crogiolava nel vederli soffrire e tornare chiedendo un'altra occasione. Ed era bella, bellissima quando non gliela concedeva.
Era bella quando aveva la forza interiore di evolversi, perché è una cosa rara. Lo faceva in modo meraviglioso, sapevo che come un bruco sentiva il dolore del cambiamento ma riusciva a capire che l'avrebbe resa una farfalla, e non faceva niente per fermarlo. Si reinventava in continuazione ed io mi innamoravo di ogni versione nuova di lei, che in fondo era sempre la stessa.
Lei non riusciva a vedere questa parte di sé come invece la vedevo io. Vedeva solo imperfezione e debolezza in sè stessa.
Ma io lo sapevo che un giorno l'avrebbe capito. Lo sapevo che un giorno si sarebbe amata, che sarebbe stata fiera. Che avrebbe compreso la sua bellezza. 

Ma io non potevo dirle neanche una parola,
e imprigionata dentro quello specchio, speravo solo che quel momento arrivasse presto.

mercoledì 22 aprile 2015

La scatola degli animali morti

Sì, sono consapevole della crudezza del titolo ma non è esattamente quello che sembra.
Uno dei miei scrittori preferiti (sul web), anni fa scrisse una cosa molto bella sul fatto che lui da piccolo teneva una scatolina con dentro centinaia di ritagli di animaletti presi dai giornali. Non guardava mai quella scatola, stava da anni sotto l'armadio a prendere polvere. Eppure, quando la cuginetta la aprì e distrusse tutti i suoi ritagli per gioco, lui passò una nottata a rincollarli tutti insieme e disperarsi. Una volta suturati gli animaletti, rimise la scatola al suo posto e non la riaprì mai più.
Perché ci ostiniamo a volerci portar dietro le nostre personali scatoline di animali morti? Non so da dove venga questa prigrizia mentale o drammaticità che ci porta ogni volta a subìre le conseguenze della nostra stessa mente e ci fa ingigantire tutto, anche quelle cose talmente piccole che neanche si vedono. Ma perché abbiamo bisogno di inventarci i drammi? Perché vediamo cose che non esistono e lottiamo per il niente?
Combatto con questo modo di fare da una vita, perché io per prima sono sempre riuscita difficilmente a rinunciare alle mie scatoline di mostriciattoli deformi e deceduti, spiegazzati e tagliuzzati. Ognuno ha un Frankenstein dentro di sè, che si ostina a voler a tutti i costi riparare qualcosa di ormai morto, o distrutto, o incapace di funzionare.
Ce ne stiamo lì come dei deficenti a farci in quattro per qualcuno o qualcosa che invece si fa un quattro per qualcos'altro, che neanche li vede quegli sforzi, anzi magari ci prende pure in giro dentro di sè per la pateticità della cosa.
Io sono convinta che rinunciare alle nostre scatoline sia un po' come quando ti metti a rifare la camera, trovi un sacco di cose inutili e non riesci a buttarle via, con la convinzione che un giorno potrebbero tornarci utili...poi, una volta che getti via quello che non ti serve, quello di cui non hai bisogno, è come tirare un respiro profondo dopo essere usciti da una stanza piena di fumo: straordinariamente appagante.
La base per affrontare la rinuncia, il distacco, per arrivare alla consapevolezza che tutto nella vita è momentaneo e quasi mai stabile, è solo la capacità di stare da soli.
Banale, forse...eppure, quando c'è qualcosa che non capisco o che mi fa star male ho imparato a staccarmi dal resto e stare solo con me, una cosa che a molti fa paura proprio per quel drammatico vizio di ingigantire i problemi minuscoli e vedere le cose in modo distorto...ma aiuta, davvero. Nessuno sa ciò che vuole, ma stando soli si impara a capire ciò che non si vuole.
Io personalmente voglio stare bene. Voglio persone costanti, persone che siano come me e che, pur essendo diversi per tante cose vogliano avermi vicina, sentirmi, vedermi, conoscermi. Voglio persone di cui potermi fidare, non più affidare.
Ho imparato faticosamente a buttare via le mie scatole di animali morti.
Le guardo affondare, mi faccio un piccolo pianto e poi torno alla mia vita, torno alle cose che meritano considerazione e alle persone che meritano la mia amicizia, la mia lealtà e il mio amore.
E mi rende un po' triste la mia capacità sempre maggiore di riuscire a mettere una pietra sopra a tutto ciò che non riesce a guadagnarsi ciò che ho da dare, ma ne sono anche grata.
Tutti sanno parlare bene ed io per troppo tempo mi sono fatta confondere e abbindolare dalle parole e dalle promesse, e ho capito tardi che c'è una differenza enorme tra chi dice di volerti bene e chi te ne vuole davvero, e quando capisci l'abisso che separa le due cose diventa molto facile buttar via quelle scatoline.

Nonostante ciò, tanti non capiscono che dire addio non vuol dire per forza andarsene. Quella, spesso è solo la strada più facile per non vedere, un po' come lo struzzo che mette la testa sotto la sabbia quando ha paura. I veri addii sono silenziosi.
No, non mi perdi quando ti chiudo fuori, mi perdi quando ti faccio restare ma smetto di guardarti.

venerdì 10 aprile 2015

Tu e il resto

Non credeteci, quando vi dicono che le persone sono tutte sostituibili.
L'altro giorno ho avuto un attimo di cedimento e ho pensato: e se fosse davvero così?
Perché mi sono guardata indietro, e tutte le persone che mi sono lasciata alle spalle se ne stavano lì, non più in grado ormai di farmi male o disturbarmi... persone a cui, faticosamente o no, sono riuscita a dire addio. E chi un minimo mi conosce, sa quanto mi sia difficile abbandonare la nave, quanto io sia incline a perdonare e tentare di capire milioni di volte, di comprendere con ogni mezzo la situazione e la persona che ho davanti, anche a costo di ferirmi. Ma chi mi conosce sa anche che quando alla fine dico addio, è per sempre. Non mi volto indietro, non sosto davanti a una porta chiusa.
Posso permetterti di parlarmi, addirittura di passare il tuo tempo con me... ma se ti ho detto addio, non c'è speranza che tutto torni come prima, mai.
Ma questo, ho capito quanto non significhi nulla...se ami non rimpiazzi. Mai.
E se io ti amo è perché ho visto ogni angolo del tuo cuore, soprattutto il peggiore e il più buio e il più polveroso e comunque continuo a credere ne valga la pena, perché per me e per la mia modesta e piccola esperienza, cresciuta anche grazie a opinioni di chi ne sa più di me, l'affetto sincero lo vedi quando non ricevi nulla in cambio o quando subisci un torto imperdonabile e sei comunque disposto a perdonare e voltare pagina, senza rinfacciare, senza far pesare niente. Chi ama dimentica gli errori e glorifica le cose giuste.
Un rapporto umano è come una vista da una montagna. Più in alto sali, più fatica fai, più rischi di farti male...ma avrai anche più panoramica, e più sincero sarà il tuo commento finale sul paesaggio.
Se invece ti fermi alla prima salita, ciò che vedrai saranno solo le case dei paesini e alcune collinette...se ti fermi alla prima caviglia storta, al primo graffio nella gamba e torni indietro, allora forse non sei abbastanza coraggioso da scalare... e tutto ciò che avrai di quel ricordo saranno fotografie fatte da altre persone che ti potranno forse dare un'idea di quello che avresti potuto vedere ma che ti lasceranno l'amaro in gola perché quando ne avevi la possibilità, non hai colto l'occasione.

Ho stretto un nuovo rapporto di amicizia, di recente. Sto scoprendo quanto sia bello aprirsi lentamente a qualcuno, lasciar intravedere un piccolo blocco di me per volta e veder fare lo stesso all'altra persona.
Io che sono sempre stata abituata a buttarmi nelle cose, questa volta è diverso e ne sono felice, perché era una sensazione sconosciuta che somiglia al sole primaverile che ti scalda senza indebolirti. 
E' un amico che mi fa sentire tranquilla ed in pace. E' come se fossi rifiorita da quando è entrato nella mia vita e questo perché per una volta posso stendermi e godermi quel sole, invece di correre avanti e indietro per farmi notare.
Voglio dire che per una volta, una semplice volta è bello smettere di agitarsi e lasciarsi scoprire, da una persona che ha voglia di farlo. Che ha voglia di passare il suo tempo con te e sentirti nella giornata. E' bello avere un amico con cui parlare spesso tutti i giorni e che ti dice che con te sta bene. 
Niente di più. Niente interesse. Niente cavolate, niente marcio e niente bugie. Solo due persone che si trovano, si vogliono bene e vogliono coltivarsi a vicenda.
E sono grata e fortunata d aver scoperto la bellezza di un rapporto simile.

Ma come ho detto, le persone non si sostituiscono. E dire loro addio non significa prendere qualcun altro e incastrarlo a forza nel vuoto che hanno lasciato, perché è vero che tanti sono rimpiazzabili ma ci sono quelle due o tre persone che non si sono preoccupate di lasciare solo un posto vuoto, ma hanno scavato con le unghie per renderlo più grande e senza forma, che resta semplicemente lì come un punto di sutura eterno che a volte ti metti a fissare per ricordare come hai fatto a ferirti.
E allora c'è una cosa magica che accade, è un momento, è una cosa banale... ti coglie all'improvviso e impreparato, in posti a caso. Vedi qualcosa, senti una frase o leggi casualmente una parola e ricordi tutto, e senti quel vuoto crescere, quella specie di tomba vuota aprirsi e tentare di risucchiarti. Dura un attimo, poi passa. Ma quell'attimo è ciò che ti fa rendere conto che no, quella persona tu non puoi rimpiazzarla con nessuno, neanche con due migliori di lei.

In quel momento preciso, ho ricordato quel giorno in cui giravo tra i mille scaffali pieni di oggetti. Cos'era, Euronics?
Lo sapevi che io amo i posti giganteschi e ho un debole per gli oggetti della casa, che mi fa straparlare come una scema imbranata, quindi ti giravi verso di me e ridevi vedendomi a bocca aperta a fissare un aspirapolvere o una teiera o e dire cose entusiaste. Ti lamentavi scherzando che sembravo una bambina perché annusavo tutte le boccette di profumo e di deodorante per ambienti che vedevo. E io ti volevo tantissimo bene in quei momenti, in quei momenti così semplici e sciocchi, perché sentivo di poter tirare fuori quella mia parte sempre sorpresa ed eccitata che ha la passione per le cose non convenzionali e spesso inutili, come i fiori di plastica o le cuffie da piscina a forma di pulcino.
Poi mi hai detto che quando esco da un posto grande ho l'abitudine di guardarmi intorno spaesata perché devo riabituarmi a dove sono, una cosa di me che non conoscevo neanche io.
Forse l'ho capito proprio in quel momento che solamente tu avresti potuto lasciare una di quelle tristi e silenziose buche vuote nel mio cuore, perché era bello pensare che ti importasse così tanto da notare questi dettagli che sfuggono a tutti, perfino a me stessa.
E quando sono con gli altri, non posso mai permettermi quell'aria gioiosa e l'espressione da ebete di fronte a una saliera a forma di coniglio o un mestolo con la testa di un dinosauro.
Ecco perché alcuni proprio non sono rimpiazzabili, quando le ami in questo modo puro e dolce e sincero e speciale.

Perché ci sono persone che a chi le ama fanno un po' l'effetto che fanno a me i posti grandi: quando ne esci, ti ci vuole un po' per riabituarti al resto.

mercoledì 18 marzo 2015

Bruchi

Tempo fa dissi che non esistono caratteri icompatibili, ma solo la volontà, o l'assenza di essa, nel superare i problemi...
I rapporti sono un gran casino e le persone sono tutte perfette finché non ti ci avvicini, poi si aprono e riesci a vedere tutto, sia le farfalle che i bruchi e spesso sono proprio questi ultimi ad abbondare, perchè ogni trasformazione ha il suo tempo. Mi è sempre stato detto che non riesco a fare a meno di vedere sempre il buono negli altri, o meglio, sono capace di vedere anche io tutti quei bruchi ma a differenza di tante persone io mi metto i guanti e li scanso finché non trovo le farfalle. Non è presunzione la mia nè penso di essere migliore di altri, solo che tendo a circondarmi di persone sbagliate con le quali vivi sempre sul filo dell'addio, e questa è una cosa che mi danneggia a tal punto che neanche me ne rendo conto, finendo così ad esplodere come un meteorite che cade sulla terra e lascia un buco enorme con niente intorno.
Nessuno è facile, ci sono semplicemente persone che sanno spiegarsi bene e altre che non ne sono affatto capaci; ci sono persone che capisci con uno sguardo e altre che non capirai mai; ci sono persone oneste e altre così finte che sentendole parlare non puoi che rimanere costantemente nel dubbio.
Io sono selettiva. Non sembra, ma in pochi mi conoscono: ho accanto una persona che ama i miei bruchi, un'altra a cui stanno indifferenti, e un'altra che li perdona quando mangiano le sue foglie. Tutti gli altri hanno finto di sopportarli, alcuni li hanno odiati al primo sguardo e hanno tentato di schiacciarli, facendone nascere ancora di più. Altri ancora hanno trattenuto il respiro anche per anni sperando che prima o poi se ne andassero, per poi andarsene loro.
Queste sono le persone che più disprezzo. 
Io preferisco chi mi volta le spalle subito piuttosto di chi rimane per una questione di etica e poi scappa incolpando me.
Non è mia la colpa.
Ognuno ha i suoi bruchi, e arriverà un giorno tra tantissimi anni in cui si saranno trasformati quasi tutti ed io smetterò di avere problemi relazionali con le persone che mi circondano. 
No, non è mia la colpa: io voglio bene ai miei bruchi e gli do' il tempo di cui hanno bisogno per mutare. E se voglio che si trasformino in farfalle ho bisogno di nutrirli, farli diventare forti e sani. Paradossale, vero? Però è così.
E' come quando il fuoco sta bruciando tutto ciò che hai intorno e per fermarlo devi gettarci sopra altra erba.
Io mi spiego sempre con le metafore lo so, ma capito cosa voglio dire? Voglio dire che abbiamo bisogno di mostrare il peggio di noi a chi amiamo, e vedere se è disposto a perdonarlo. Anzi, a capirlo, perché ci vuole un grande amore per capire un'altra persona, ecco perché molti non ci riescono, ecco perché per tutta la vita non facciamo che dire "addio", collezionando persone e ricordi finché una volta ogni cinque anni -se va bene- non troviamo qualcuno che ci capisca, e che noi siamo in grado di capire.
Sono questi rapporti a fare bene, dimenticate tutto il resto.
Dimenticate chi non capisce le vostre parole, chi non si cura dei vostri sentimenti, chi vuole che siate qualcosa che non vi appartiene.
Dimenticate chi dice di amarvi ma ha paura di voi.  
Rimane solo chi riesce a trasformare i bruchi in farfalle, con la comprensione.

Ho questa persona nella mia vita, e forse il post è dedicato a lei, che mi ama davvero. Che mette a tacere le mie grida assordanti, che mi abbraccia quando scoppio in lacrime. Abbraccia me, e non mi chiede di essere altro di diverso perché per lei sono perfetta così, in tutto il mio essere che di perfetto non ha assolutamente niente...
questo è come dovrebbe essere... Calvino per primo lo disse, che non c'è amore, se non si può essere sè stessi con tutte le proprie forze.

martedì 3 marzo 2015

La mia zona d'ombra

Ieri ho fatto una lunga, lunga chiacchierata con l'unica persona nella mia vita in grado di capirmi veramente, in ogni circostanza. La maggior parte delle volte non devo neanche spiegargli niente... o lo immagina già, o lo capisce mentre parlo. E' l'unico amico a cui abbia veramente mostrato la mia zona d'ombra, quell'insieme di comportamenti e atteggiamenti che ai più appaiono illogici e senza senso, ma che un senso ce l'hanno. Una zona di luce è sempre illuminata, puoi sempre capirla, darle una spiegazione... la zona d'ombra, se non hai voglia di illuminarla, non puoi comprenderla. La mia "zona d'ombra" è vastissima, ed è l'insieme di tutto ciò che mi è successo, di tutto ciò che mi è stato fatto e a cui io permetto ancora di pilotarmi e di definire chi sono. Io sono... sono un enorme groviglio di cose sbagliate, di paranoie, di paure... mi comporto come un diamante indistruttibile ma alla fine non sono che un pezzo di cristallo, e sono io l'artefice di tutto il male che mi faccio, non posso incolpare gli altri.
Gli altri, anche se male fanno il loro. Starebbe a me prendermi le mie responsabilità e riuscire ad essere di più, a fare di più, a liberarmi di tutto lo sporco che mi si è appiccicato addosso.
Beh, stavo dicendo...Emanuele è una delle persone a me più care, persone che si contano sulle dita di una mano. E' anche l'unica persona a cui io abbia mostrato il peggio di me, probabilmente due volte, e che mi abbia illuminata e fatto capire dove sbagliavo. Lui non mi ha mai giudicata, non ha mai preso niente sul personale. Io volo sospinta dal vento e lui, invece di afferrarmi per i piedi e riportarmi sulla terraferma, mi ha sempre mostrato come farlo da sola e mi ha fatto vedere quanto fosse grande il mio potenziale.
La verità è che cerco sempre di accontentare tutti, cerco sempre di mantenere un'immagine ideale di me, e nascondo il mio buio a tanti perché inconsciamente so che non potrebbero mai capirlo, accettarlo, amarlo.
Ayn Rand disse che amare qualcuno soltanto per le sue virtù non si sarebbe mai potuto considerare vero amore, o vera amicizia... la perfezione non è una cosa guadagnata. Ma sacrificare la tua autostima, la tua coscienza e la tua ragione amando i vizi di un'altra persona, quello è vero amore, quello è un regalo.
Emanuele mi vuole bene. E intendo che me ne vuole davvero. Mi ha sempre detto di essere me stessa anche e soprattutto nel mio peggio, perché lì si vede quando una persona ci tiene...se rimane, e come rimane, e con questo voglio dire saper restare quando non c'è niente che possa tornarti indietro, o quando sai che andrai a perderci. E' fin troppo facile amare finché l'amore può tornarti, tutti lo facciamo...il bene sincero è unilaterale. E' volere il bene dell'altro sopra ogni cosa, anche se a volte significa andarsene. E' viaggiare accanto, paralleli, anche se lontani.. non c'entra niente con il dipendere, con il trascinare.
Avrei voluto capirlo prima, anche se in fondo lo sapevo già.

E alla luce di questa riflessione, forse dovrei chiedermi di più chi si merita la mia presenza nella sua vita...che per quanto incasinata, faticosa e soprattutto difficile da comprendere, è almeno onesta e leale.. perché c'è davvero un abisso, ma un abisso di differenza fra fingere e nascondersi.

venerdì 20 febbraio 2015

Fare male non fa sempre male

Ultimamente mi succede di fare o pensare cose senza rendermene conto, o senza capire per quale motivo le ho fatte. E' strano per me, che sono sempre stata abituata a mettere a fuoco tutto, a trovare un senso anche alle mie azioni più (apparentemente) illogiche...per andare a metafore — che mi piacciono tanto — prima ero un quadrato e adesso sono un cubo, che non si è abituato a queste nuove facce e cerca disperatamente di capirne il senso. Forse è solo un periodo, o forse dipende da molte cose successe in passato... fatto sta che mi sento cambiata, cambiatissima rispetto ad un anno fa, e la consapevolezza è arrivata tutta insieme.
Purtroppo nella vita succederà sempre di perdere un po' sè stessi, di smarrire la strada.. ed è positivo, molto positivo per certi versi. Conoscere la "nuova te", imparare nuovamente a volerti bene, adattarti alle tue nuove necessità, venirti incontro... è una specie di piccola avventura con il nostro essere, un viaggio dal quale tornare arricchiti e più saggi. Dall'altra parte invece, succede che feriamo chi non se lo merita. 
So che è inevitabile avere degli abbagli, delle sviste, far male le cose perché serve a crescere, e a fare sempre meno errori.. ma è brutto proprio perché fai del male a chi vuoi bene o chi ami senza volerlo, senza rendertene conto finché non è successo. E' come se il tuo corpo andasse dritto per la sua strada e a un certo punto sbem, sbatti la testa contro un masso enorme, inizi a sanguinare e imprecare e ti senti incredibilmente idiota perché cavolo era lì, come ho fatto a non vederlo?. Ecco, così mi sento e mi sono sentita tante volte. Ma c'è una consapevolezza che mi fa stare bene, che mi fa comunque affrontare tutti i brutti periodi e le sviste e i massi dolorosi che incontro...è sapere di non essere una cattiva persona. Ecco, questo lo so per certo, e non serve che me lo dicano gli altri. Potrebbe esserci metà della popolazione mondiale a ripetermi che faccio schifo, che non ho cuore o che non so amare, io non le ascolterei lo stesso.
Sbaglio, sì. Faccio del male. L'ho fatto, anche alle persone che amavo di più. Eppure non ho mai agito al fine di ferire, non ho mai compiuto vendette, non trovo un senso logico nel ripagare con la stessa moneta, sono più per il "se una persona non fa per te, vattene e basta".

Un uomo che conosco tempo fa mi ha detto una cosa bellissima.
Mi ha detto che solo quando accetterò la possibilitá che si possa fare del male per il solo gusto di farlo, saprò discernere ciò che faccio per opportunismo da ciò che faccio con il cuore. 
Ed è così. Sono stata opportunista anche io, mi è capitato di usare senza rendermene conto persone per raggiungere una mia necessità, per colmare qualche vuoto... e mi è capitato di dire ti voglio bene alle persone senza realmente provarlo, ma non lo sapevo.
Mi ci è voluto tempo per capire che esistono anche le persone cattive. Non volevo aprire gli occhi, non volevo accorgermi che c'è chi fa male solo per il gusto di farlo, solo per il gusto di vederti soffrire, di farti stare sotto ai loro piedi. Uno psicologo in università ci ha detto che questa è una forma di manipolazione, creare dipendenza con il dubbio e con il dolore e io ora so che è possibile. So, in parte, di cosa sono capaci le persone... sia in male che in bene. So quando voglio realmente bene a qualcuno, e queste persone sono poche. Il bene è come una scala di gradiazioni, ci sono persone a cui ne vuoi meno, altre a cui ne vuoi moltissimo... mi guardo indietro, e quanti "ti voglio bene" ho sprecato. A una sola persona, di quelle che non ho più accanto, ne ho voluto davvero. Come faccio a saperlo? Perché gliene voglio ancora. Perché quando vuoi bene non smetti mai di voler bene, ecco cosa lo distingue dall'opportunismo, dal bisogno momentaneo...
Se ti voglio bene significa che fai la differenza per me, ma sopratutto significa che riesco a capire che puoi sbagliare, e sono pronta a perdonarti...e non è una cosa che sono disposta a fare per tutti, proprio perché non tutti soffrono dopo averti ferito.

Io so quanto sia semplice cadere nel tranello dell'ingenuità e sbagliare, non puoi diventare un arciere se prima non hai sbagliato mira dieci volte, colpendo gli alberi intorno invece del bersaglio. 
Tutto sta nel capire se davanti a te hai qualcuno che si preoccupa di togliere quella freccia riprovando a fare il tiro giusto, o una persona che semplicemente ne scocca un'altra nello stesso identico modo...

giovedì 22 gennaio 2015

Passi avanti

Una volta io ed E. eravamo seduti su una panchina in piazza, stavamo fumando l'ultima sigaretta... parlavamo del mio passato e lui si era preso una di quelle sue pause per riflettere, dove annuisce lasciando uscire lentamente il fumo. Poi si volta, mi guarda e mi dice che sono semplicemente una persona a cui sono capitate delle cose brutte troppo presto, e che ciò che mi ha ferita e segnata è stato il non avere avuto gli strumenti per affrontarli.
A distanza di qualche mese ripenso a questa frase, e credo che sia così giusta, che nelle situazioni di stress e di infelicità gli strumenti giusti dobbiamo crearceli noi stessi per salvarci, perché se ci lasciamo travolgere dalle emozioni negative si finisce per rimanere intrappolati nell'acqua alta, perché a volte non basta attendere che la marea si abbassi ma bisogna imparare a nuotare e raggiungere la riva...

Ma non mi considero una persona forte, o meglio, non nel senso specifico del termine... Sono una persona spaventata, diciamo così, che non si getta più nelle cose senza pensare, che non agisce mai senza rifletterci prima dieci volte, a cui capita talvolta di confondersi ma sempre per poco tempo e sempre più raramente...
Ma sono più felice ad essere così. Preferisco essere razionale piuttosto che abbandonarmi all'istinto, preferisco la lucidità all'immaginazione, la realtà ai sogni e alle fantasie... perché le persone non sono idee, ma sono qualcosa che cambia continuamente e che non sarà mai al 100% come lo vogliamo, non sarà mai plasmabile, non sarà mai totalmente nostro...
ma a me questo adesso piace, mentre prima mi terrorizzava.
Avevo paura di perdere quello che avevo solo perché mi mancava qualcosa da me stessa, e credevo di colmare quel vuoto con gli altri. Mi dicevo che se mi comportavo in un certo modo era solo la conseguenza al comportamento di chi avevo davanti, che la colpa non era mia. Che se mi abbassavo al suo livello era colpa sua, se invece mi elevavo era merito suo. Io non c'ero mai, io non mi dovevo niente, io ero solo una comparsa. E allora mi gettavo fra le braccia di chi era in grado di farmi sentire protagonista, senza capire che se per prima io non riuscivo a vedermi tale neanche gli altri lo avrebbero mai fatto, perché le persone sono sempre uno specchio di ciò che abbiamo dentro.

Due anni sono passati e adesso mi sento sempre positiva, certo nella vita ci sono alti e bassi ma se si vuole si superano sempre con volontà ed impegno, ed io ho imparato a volermi veramente bene e rispettarmi, non accontentarmi mai, a riconoscere quello che merito e il riflesso di come mi sento lo proietto anche agli altri, che non ho più paura di perdere...
Quello che conta non ci lascia mai, dicevano in Mine Vaganti. Ho dovuto impararlo con molto dispiacere, ma anche quando siamo convinti che ciò che stiamo perdendo ci è indispensabile, non lo è mai. Bisogna riuscire a capirlo, e io l'ho capito... perdere le persone a cui voglio bene continuerà sempre a ferirmi, perché sono umana, ma da un po' di tempo ho trovato una vera amica che c'è sempre per me, che riesce a farmi sorridere in qualsiasi circostanza, che mi sostiene e crede in me. Un'amica che sa bene di cosa sono capace, e non vuol mai vedermi perdere tempo e sprecare il mio potenziale...quell'amica sono io
E in fondo non si perde mai nessuno che ha avuto realmente significato.. Chi ha contato conta sempre, è questa la differenza fra amare davvero e amare quando fa comodo.
E questa è un'altra cosa che ho imparato: se vuoi davveroi bene a te stessa, sei capace di distinguere questi due tipi di bene, e non solo non ferisci gli altri, ma non dici più bugie a te stesso. So bene chi conta nella mia vita e quali sono le persone che farebbero la differenza se non ci fossero... ma non ne dipendo, forse è per questo che so di volergli davvero bene: sapere che, se decidessero di andarsene continuerei a volere il meglio per loro, a proteggerli da lontano senza mai augurargli alcun male..
E in ogni caso, ho sempre quell'amica che non mi fa mai sentire sola.
Non ho intenzione di lasciarmi più... per nessuno. 

 

sabato 10 gennaio 2015

Pioggia

Avete presente tutti quei buoni propositi che si fanno ogni anno sperando di realizzarne qualcuno? Questa volta non non ho fatto alcuna lista, nessuna scaletta mentale, nessun foglio.. ho immaginato fosse meglio cambiare un po' le cose, cominciare a dire "sì" alle cose che mi spaventavano, di cui avevo vergogna, di iniziare a ballare o a parlare come se fossi da sola senza avere timore di chi mi sta intorno...
Il mio primo passo è stato iniziare canto.. sono entrata in quella saletta con quella ragazza dolcissima che ha saputo fare bene il suo lavoro e farmi sentire a mio agio, ed è stato bello. Quando sono tornata a casa stavo cantando e ho continuato a cantare finché non mi sono addormentata, ero euforica e felice, ero riuscita ad oltrepassare saltando quello che per me era sempre stato un ostacolo insormontabile e qualcosa che non avrei mai e poi mai fatto.
Allora ho capito che cantare mi rende felice come mi rende felice scrivere. Sono due cose che fai per te stessa e che possono estendersi anche agli altri, ma che principalmente vivi e senti tu e basta. Puoi scrivere un testo su qualcosa di molto personale e le persone si limiterebbero ad appiccicarlo alle proprie esperienze e giudicarlo con il loro metro di giudizio, così come puoi cantare una canzone che per quanto possa essere bella, sai solo tu qual è il suo valore, per chi stai intonando quelle parole.. il bello della musica è che per ognuno ha diverso significato, tanti si dedicano la stessa canzone ma in modo diverso, perché ogni individuo è unico, sia in bene che in male.

Una mia amica mi ha detto che le persone sono come porte: in alcune ci trovi un clima inadatto alle tue necessità, in altre stai bene ma non troppo, e poi c'è quella che conduce in un luogo nel quale ti senti a casa, nonostante sia un luogo un po' spoglio e inospitale.
Ti innamori degli sbalzi di temperatura, delle tempeste, delle piogge.. continui a stare lì nonostante ti faccia continuamente ammalare, perché è un posto che senti profondamente tuo. Allora nel frattempo trascuri la tua di porta, dove i fiori appassiscono, l'erba si allunga e diventi tu stessa inospitale perché troppo occupata a controllare che le tempeste del tuo luogo non lo distruggano e non ti lascino senza un posto nel quale sentirti a casa.
Ma alcune porte sono in realtà solamente dei tombini travestiti da portali meravigliosi, e altre sono portali meravigliosi che si sentono dei tombini ma che contengono meraviglie al loro interno di cui non si accorgono perché sepolte da erba alta e fango.
Per me quest'anno è stato importante perché sono riuscita a chiudere quella porta che mi faceva sentire a casa.
Non c'è bisogno di dire che in realtà fosse un tombino, o peggio: un misero nascondiglio per topi. Ho speso così tanto tempo, energie ed amore in un luogo troppo piccolo per me, dove riuscivo ad entrare ma con fatica e con sforzo ma che a malapena poteva contenere una mia gamba... e ho cercato di allargarlo, di tenerlo pulito e di proteggerlo dalle intemperie, ma non ci sono riuscita, era come tentare di proteggere un vulcano dall'eruzione.. è nella sua natura, non puoi impedirlo e non c'è amore che tenga quando in un luogo può solo piovere e tu sei fatta per il sole.
Ma quando te ne vai da certe persone c'è sempre la musica a ricordartele. Quella canzone speciale che di notte, quando ti addormenti ti suona in testa e con essa tutte le cose belle, le cose buone e insostituibili che facevano di quella persona la persona che amavi e di cui avevi cura, perché quando si tiene a qualcosa la si protegge sempre fino allo stremo delle forze e anche quando si arriva a finirsi, si è capaci di reinventarsi un nuovo mondo al solo scopo di regalarglielo, perché ci si rifugi dentro e non possa farsi male.
E chiudendo gli occhi solo quella canzone sarà capace di far voltare il tuo cuore, che forse ha lasciato lì, in quel luogo, qualcosa di sè che non gli tornerà più indietro.

Con il tempo ho sistemato la mia porta e resa così ospitale da diventare me stessa la mia casa, il mio posto sicuro e speciale. E camminando al suo interno ho trovato una porticina segreta e nascosta che non avevo mai visto prima, che conduce in un luogo che di casa profuma davvero perché mi sento capita, mi sento tranquilla, non mi sento in dovere di occuparmene ma posso stendermi sul suo prato e godermi quel calore, perché anche quel luogo ha tanto faticato a costruirsi e rendersi bello, tanto da farmi aprire gli occhi e farmi domandare come mai io avessi perso così tanto tempo ad asciugare la pioggia, quando è il sole l'unica cosa capace di far calmare il mio cuore. E allora me ne sto lì, certa che potrebbe arrivare qualche pioggia ma anche sicura di poterla gestire.
Non ho più bisogno di affanni, non devo correre, qui posso essere me stessa e respirare a pieni polmoni questo clima mite...e non ho più bisogno di valigie, perché so che se andasse male questo posto, questa persona sarà sempre qui ad accogliermi, non mi caccerà mai via, non mi renderà la vita triste o difficile. 

Casa...sì, casa è proprio il luogo dove lasci il cuore, certa che lo ritroverai intatto.