giovedì 28 dicembre 2017

Nel modo migliore che conosco

Le mie persone preferite sono quelle che riescono ad ammettere le proprie debolezze, la propria vulnerabilità. Le persone autentiche, che come le vedi sono. Senza filtri, senza maschere, senza bugie.
Le persone delle quali mi innamoro, uomini e donne, sono quelle con l’immensa dote di saper essere sè stesse con una dignità senza pari. 
Più cresco e più cerco di essere sempre così e di circondarmi di persone allo stesso modo. 

Credo che starai accanto sia un percorso, non un qualcosa di indispensabile, che se qualcuno se ne va dalla tua vita è perché non ci doveva stare o perché ci stava male, che se diventa fonte di malessere o disagio devi ascoltare il tuo corpo e la tua testa e proseguire da sola. E proprio per questa ragione, proprio perché spesso gli altri non ci stanno accanto per sempre (e credo sia giusto così) bisogna fargli sapere quello che proviamo nei loro confronti, perché siamo grati di averli nella nostra vita, perché nessuno dovrebbe starci “tanto per” 

C’è una persona nella mia vita, e anche se nessuno me lo ha chiesto ho voglia di dire tutte le cose che mi piacciono di lui, perché sento che ne ho voglia, perché ho voglia di finire quest’anno con la massima sincerità, prima di tutto con me stessa. 

Di lui mi piace che è autentico.
È buono, è la tipica persona che chiameresti se rimanessi intrappolata nella neve con la macchina ma anche quella da cui potresti andare se tu avessi bisogno di piangere disperatamente senza essere giudicata. 
Mi piace perché è dolce e non si vergogna di esserlo, perché ha paura ma questo non lo ferma dal fare tutte le cose che gli va di fare, ed è qualcosa che ammiro tantissimo in una persona. Mi piace perché non si vergogna di ammettere i suoi sentimenti, di dire che si sente perso o confuso. Mi piace la sua curiosità, la sua serietà, la sua profonda dignità e il rispetto che porta alle persone che se lo meritano, il suo altruismo. Mi piace perché in un mondo di gente che corre, a lui non spaventa aspettare e fare con calma. Dove tutti vogliono tutto subito, lui sa che se vuoi fare le cose per bene ci vuole tempo, perché quelle che valgono la pena non le ottieni mai con facilità.
Mi piace la sua profonda intelligenza, il fatto che soppesi ogni parola perché sa quanto valgono e ha paura di illudere gli altri, di rimangiarsele, di pentirsene. Perché soffre nel fare del male, perché si ascolta, perché non fa le cose a caso. 
Sono circondata da chi non sa cosa sta facendo ma lo fa lo stesso facendo danni e ferendo gli altri, e lui è bello perché a volte quando non sa cosa sta facendo non si vergogna di dirlo, di prendersi tempo.


Non lo so per quanto questa persona farà parte della mia vita o come ne farà parte in futuro, ma sono così grata di averlo incontrato perchè le persone belle così le trovi poche volte nella vita, e se hai la fortuna di averle vicino io credo si dovrebbe farglielo sapere come si può. Io, nel mio piccolo, sento di averlo fatto nell’unico modo in cui potevo. 

martedì 12 dicembre 2017

Se fai sparire i mostri, spariscono anche gli eroi

E se non riesci a vedere niente di bello in te stesso prendi uno specchio migliore, guarda meglio, guarda più a lungo, perché c'è qualcosa dentro di te che ti ha fatto continuare a provare nonostante chiunque intorno a te ti avesse detto di rinunciare. Hai costruito un calco attorno al tuo cuore e l'hai firmato tu stesso, hai segnato che si sbagliavano. 

(Shane Koyczan)

Amo parlare con gli altri.
Anzi, amo confrontarmi con gli altri. Andare da qualcuno, magari qualcuno con cui puoi fare certi tipi di conversazioni perché ha una certa sensibilità e dirgli cose come: qual è la tua paura più grande? Sei felice? Cosa ti manca? Hai dei rimpianti?
E poi vedere questa persona aprirsi, parlare come se nessuno prima di te l'avesse mai ascoltata e raccontarti ogni suo sentimento, ogni sua debolezza senza vergogna, anzi, coraggiosamente. Più vado avanti nella vita e più penso che ci vogliano due palle così per raccontare agli altri i propri attimi di fragilità, quelli in cui facciamo cose che hanno poco senso, quelli in cui ci facciamo male da soli e facciamo la cosa sbagliata. Sono convinta che ci voglia un grandissimo cuore per non vergognarsi di sé stessi, quando si è in basso che più in basso non si può, quando verrebbe spontaneo guardare il proprio riflesso e sperare di vederci qualcos'altro.
In una società che non ci vuole mai annoiati, mai tristi, mai arrabbiati, che non vuole vedere nessuna esplosione ma solo mediocre calma piatta, scegliete le persone che vivono la vita e loro stesse in modo temerario, ecco, scegliete le persone temerarie. Quelle che hanno una marea di paure, che non si sentono mai abbastanza, che si disperano almeno due volte al mese perché sentono di non farcela. E poi guardate il modo in cui se ne fregano di tutto questo e vanno avanti, e continuano a scrivere e a suonare e a cantare e a recitare e a fare qualsiasi cosa infonda passione e calore nelle loro ossa.
Scegliete quelli che si sentono persi, che hanno imparato con fatica a dire "no", che se ne vanno quando sono a disagio, che se ti vogliono bene te lo vogliono per la vita intera. 
Le persone che sbagliano, che senza volere ti fanno male e che poi vengono sotto casa tua e ti dicono mi dispiace, ho fatto un macello, ci proverò ancora ma ti prego, rimani con me.
Ecco queste sono le persone che io amo, che ammiro, a cui affiderei la mia vita senza battere ciglio.


Le persone belle, le persone vere e genuine sono quelle che ti salvano la vita, sono quelle che ti ispirano ad essere migliore, a fare meglio.
La mia amica bellissima dice che la vita è una sola, che bisogna sfoderare tutta la propria forza interiore per uscire da quei momenti che ti spezzano, che aprirsi al dolore e capirlo è la vera forza di carattere e non scappare e nascondersi per evitare le complicazioni. Tutto ciò che fai, quando lo fai con il cuore e con il rispetto e con la consapevolezza non potrà mai essere brutto e se lo è, a guardarlo sono gli occhi di chi non capisce.
Ci sono stati, quest'anno, molti giorni in cui mi sono sentita spaesata, disperata, apatica o piena di rabbia e questi non hanno fatto altro che avvicinarmi ancora di più a me stessa e a darmi armi preziose nel caso arrivi un mostro più grande a minacciarmi. Vorrei vivere senza paura, vorrei che tutti vivessero senza paura ma questo non è possibile, quello che è possibile è amarsi e camminare a testa alta, perché ci vuole un coraggio inaudito a correre incontro alla propria paura e dirgli di andare a farsi fottere.


domenica 6 agosto 2017

Persone che sognano, persone coraggiose

Sto immersa in un silenzio di pace, sento solo il ticchettio dell'orologio e il rumore dello scorrere dell'acqua nella vasca dei pesci.
Ho mal di collo, continuo a stiracchiarmi da tutto il giorno non facendo che peggiorare la situazione; un classico nella mia vita, quando qualcosa tende a farmi male cerco di far "bruciare il fuoco più in fretta" per potermene liberare.
Sto sempre a chiedermi che intenzioni hanno le persone con me, cosa stiano pensando, come se cercassi di proteggermi da ulteriori cadute, come se cercassi di non consumarmi ed esaurirmi ulteriormente. Cerco di indovinare cosa vogliono, in modo da poterglielo dare e salvarmi, ma ieri quando mi sono trovata a camminare in una strada sconosciuta e silenziosa ho sentito così tanta tranquillità in me da capire che in fondo non mi interessa.
Tutto quello che ho passato finora ha avuto un motivo, accrescermi. Mi sono accadute molte cose, alcune non le auguro a nessuno, altre vorrei capitassero a tutti per quanto sono state belle. Ho avuto fortuna nella mia vita, io credo, ma di certo sono stata la prima a trarre il meglio da tutto quello che mi è successo. Se c'è una cosa che ho capito è che quando ci si trova in una situazione insostenibile, l'unica cosa da fare è cercare qualcosa di buono in essa, che qualcosa c'è sempre.
In questo modo uno può sopportare qualunque cosa, e può scoprirsi infrangibile a quello che la vita gli tira addosso. 

Non m'importa di sapere cosa frulla nella testa degli altri quand'è con me, o quando non lo è. M'importa che le persone con cui decido consapevolmente di passare il mio tempo, a cui dedico le mie energie mentali e fisiche siano oneste e buone con me. Se non lo sono, meglio per me che mi allontani. Ho smesso da molto tempo di vedere queste situazioni come mie mancanze, come mio avere qualcosa che non vada.
Non riguarda me, io riguardo me. 
Tocca a me pensare ad essere più limpida, sincera e reale possibile, ad evitare di ferire senza motivo, a tentare di comunicare al meglio possibile.
Quello che faccio, penso e dico riguarda me, e non mi va più di prendermi la responsabilità per gli altri, di pensare che se qualcuno mi illude, mi prende in giro, si comporta male con me allora è colpa mia. Non lo è. La gente fa una marea di cose senza sapere perché le sta facendo, e questo a me fa uscire di testa, non lo sopporto.
Ho l'età per capire quando è colpa mia, per capire quando c'è qualche schema mentale sbagliato nella mia testa, e quando invece è semplicemente colpa degli altri.
Sto imparando a guardare le persone, a misurare le loro parole coerentemente alle loro azioni, a capire come si comportano quando ci litighi, a non fare promesse, a non volere più parole esagerate, dichiarazioni, che tanto spesso c'è chi si rimangia le cose che dice e allora ci stai peggio che mai.
Lo so io cosa voglio dalla vita, e voglio persone che non ci stiano "tanto per", ma con le quali io veda un futuro, che siano amici o amanti. Non che stiano lì per occupare qualche spazio vuoto, ma che ci siano per accrescermi, per rimanere, per condividere, per scavare a fondo.
Voglio relazioni umane che si basino sull'apertura e sulla curiosità, l'altro giorno mi è capitato di dire a un amico qualcosa mi aveva dato fastidio del suo comportamento e mi ha stupito la sua risposta "non mi sembrava di essermi comportato così, ma se ci sei rimasta male ti chiedo scusa ed eviterò in futuro di farlo", perché sì, è così che funziona. Quando ci si vuole bene e si è adulti ci si viene incontro, si apre la testa, non si urla per avere ragione e basta. E questo è solo uno degli aspetti di genuinità di cui parlo.

Sono stufa delle persone confuse, di chi non sa cosa vuole, di chi vuole solo divertirsi, di chi ha paura di impegnarsi, di fare un passo verso l'altra persona.
Di quelle egoiste, di chi è incapace di dire "ti voglio bene" o qualunque altra cosa bella, come se dirle li rendesse in qualche modo inferiori invece che il contrario; sono stufa di chi pensa che piangere e star male siano sintomi di debolezza, e di chi va in panico di fronte alla malinconia, di chi non sa accettare i no.
Sono stufa di chi non ha passione né curiosità, di chi quando gli parli di qualcosa che ami ti risponde "a me fa schifo" o cambia la tua canzone preferita alla radio perché non gli piace. Voglio persone intorno che facciano mille domande, che vogliano sapere, conoscere, scoprire. Che amino la passione, la vita, il mondo, le persone e che siano gentili e attente. 
Basta, basta con la negatività, io non ce la faccio a stare vicino a chi si lamenta sempre di tutto e trova il male ovunque, ho bisogno di qualcuno che la mattina alle otto mi svegli e mi porti a vedere un posto nuovo, o a fare qualcosa di mai fatto e che ci spaventa.
Ho bisogno di persone anche completamente diverse da me, ma che non smettano mai di farmi interrogare su me stessa e sulle mie convinzioni, che mi spieghino per ore il loro punto di vista e con le quali potrei fare lo stesso, per trovare punti in comune, per crescere insieme.
Voglio accanto persone che sognano e che sono coraggiose.
Non ho bisogno di chi non ride mai, piuttosto merito qualcuno che nel momento di maggior bisogno corra da me per supportarmi, per esserci, perché io lo farei, ci sarei.
E penso che alla fine amare sé stessi non sia altro che il riconoscere di meritare lo stesso amore che si sa dare con tanta spontaneità e naturalezza. 

mercoledì 7 giugno 2017

Take your time, but bloom

Se c'è una cosa che so con certezza è che una rosa rimane una rosa anche se tu non sai cos'è una rosa. Le cose sono quelle che sono e lo saranno sempre, indipendentemente dalla tua conoscenza di esse o dal tuo gusto personale. Per questo penso sia giusto e sacrosanto avere coscienza di sè stessi e fare qualsiasi cosa in nostro potere per far crescere giorno dopo giorno quella conoscenza. Cosicché, nonostante gli urti della vita, o i lutti o semplicemente le persone che se ne vanno non perdiamo mai il senso di chi siamo, dei nostri valori, dei nostri princípi. Non crolliamo, non dubitiamo e non barcolliamo. Stiamo lì, forse un po' dubbiosi (senza dubbi d'altra parte non si cresce, e un dubbio può sempre essere la base di una solida certezza), ma siamo lì. Consapevoli, testa alta, io sono questa e ho faticato follemente per costruirmi. E adesso, qualsiasi cosa voi facciate per farmi perdere il senso di me, sarà inutile.
Così quando mi dicono "hai un'incredibile e ammirabile capacità di perdono" io non la vedo come una dualità perdonare/ non perdonare, la vedo più come un "ok, questa persona non ha il senso di sè stessa, e non sapendo che diavolo sta facendo danneggia gli altri".  Ecco perché credo nei cambiamenti. Non credo che esistano le persone cattive, penso che il mondo si distingua in sociopatici e persone che qualsiasi cosa facciano, anche la più crudele e stupida, abbiano una motivazione per farla. 
E come i bambini che hanno bisogno di imparare che "sei un ciccione" non si dice perché è sbagliato dirlo, gli adulti a volte fanno cose sbagliate perché non sanno ciò che fanno e ancor peggio non sanno chi sono. Sono come mine vaganti, le persone con la nebbia in testa. Quelli che nemmeno si impegnano per vederci nitido, per far chiarezza, per capirci qualcosa, per sbrogliare il proprio gomitolo. Mi deludono, le persone così. Non le odio, ma non mi piace chi rimane fermo facendo finta di essere consapevole e soddisfatto. Non mi piace chi non si dà mai dell'idiota e non cambia mai idea, non mi piace chi si comporta male e poi non ha il coraggio di ammetterlo, non mi piace chi si vergogna di sentirsi e di provare le cose che prova, chi non se ne interroga. La devi avere la coscienza di te stesso, è come se tutti fossimo divisi in due parti, quella razionale e quella emotiva. Valgono entrambi ma é un delicato equilibrio, nessuna delle due deve sovrastare l'altra ma devono sostenersi a vicenda. Ci si deve parlare, con noi stessi. Ci si deve mantenere piantati per terra, o mettere le ali a seconda della situazione che lo richiede. Si dev'essere pazienti e concentrati, come se il nostro corpo e il nostro cervello fossero due bambini indisciplinati che cercano di imparare come ci si comporta. E all'inizio farlo è difficile, perché a nessuno piace smuoversi dalle proprie abitudini. Poi diventa così semplice, così quasi piacevole che vivere acquista un significato diverso. Ma quando ci si ascolta, sappiamo quello che siamo. E quello che siamo, se curato bene, è indistruttibile. 
Non sono granché adulta, ho una vita davanti, spesso mi sento incapace per tantissime cose e un fallimento in partenza per altre. Ma ho coscienza di me. Mi stimo e mi ascolto. Non riesco a provare odio o avere rancori verso nessuno, è una cosa che non mi è mai piaciuta. Ho capito che provare dolore e permettersi di soffrire sono due cose molto diverse e che non ci si dovrebbe mai immergere nella prima, ma si dovrebbe esercitare la seconda. Parlare al proprio dolore e dirgli che lo sappiamo che c'è, lo si riconosce, gli si sorride e poi gli si mostra la porta. Vattene, grazie per quello che mi hai insegnato ma adesso la permanenza è finita. 
Ritengo si debba portare rispetto ai propri sentimenti. Che non si dovrebbe diventare ciò che odiamo solo per farla pagare a qualcuno, per far comprendere un nostro punto di vista. 
Siate buoni. E pazienti, e sinceri. Prima con voi stessi, che è la base per esserlo con tutti gli altri. Siate rispettosi verso il vostro mondo interiore, e non smettete mai di farvi domande, che quando si smette ci si inizia a dare risposte da soli e quelle risposte sono quasi sempre sbagliate. La crescita nasce dall'analisi e dal confronto, non dall'autovalutazione.
E amate. Anche chi ha smesso di meritarselo, perché tutti hanno del buono da dare, tutti ve ne hanno dato un po'. E se il vostro cuore vi dice che vuole bene a quella persona, anche se quella persona a voi non ne vuole, è al vostro sentimento che dovete portare rispetto. E quindi continuate ad amare e fare tutte quelle cose che sentire giuste e reali. 
Le persone che si permettono di sentirsi, e sentire gli altri senza paura sono le più splendide di tutte. 

venerdì 5 maggio 2017

Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino

...noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana. E la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento. Ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l'amore, sono queste le cose che ci tengono in vita. (L'attimo fuggente)
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/frasi-film/l/l-attimo-fuggente-%281989%29/citazione-23342>Gli esseri umani hanno bisogno dell'arte. E se il professor Keating non vi basta ve lo dicono anche i migliori filosofi del mondo, è il modo più puro che la nostra anima ha di staccarsi per un po' da questo corpo terreno e giungere al divino, in quella dimensione che ci fa dimenticare ogni altra cosa. Abbiamo bisogno della creatività, abbiamo bisogno di tutta l'intera gamma di emozioni umane perché è grazie a loro che creiamo, che cresciamo, che evolviamo.
Cessiamo di essere umani quando ci ritroviamo con gli occhi chiusi ad ascoltare una musica al pianoforte, vediamo un quadro particolarmente bello, un fiore nella sua piena bellezza o qualsiasi cosa sia capace di farci venire la pelle d'oca. Ci trasportiamo per qualche secondo in un mondo lontano dal nostro dove conta solo la sensibilità, perché è la sensibilità a renderci superiori, diversi, è la sensibilità a determinare la nostra perfettibilità, ed è a essa che dovremmo aspirare. Una persona che si definisce già completa non è perfettibile, ha dei limiti, non ha margine di crescita. Una persona che non si lascia andare all'estremo dolore o all'estrema felicità, anche a costo di sembrare stupida, non creerà mai qualcosa di immortale e indimenticabile.
Stimo molte persone. Stimo Chimamanda Adichie perché parlando mi ha commossa, perché dice che nessuno di noi è una sola storia, che ce ne siano sempre infinite e che non dovremmo mai cercare una definizione ma tante, tante sfumature bellissime e colorate perché siamo migliaia di cose. Pensa se fossimo tutti un colore, ci stuferemmo subito gli uni degli altri, saremmo in costante ricerca di stimoli nuovi, saremmo sempre infelici, perché tutti si assomiglierebbero, ci sarebbero migliaia di doppioni, non potremmo mai guardare una persona e pensare di amarla, perché una volta scoperta sai che non ci sarà mai nient'altro che quello. Chimamanda mi ha insegnato anche a cercare i motivi profondi delle cose, delle idee, a chiedere sempre il perché di tutto, soprattutto delle cose che non si capiscono.
Stimo i miei amici più stretti, più intimi e cari perché mi hanno insegnato l'importanza di sapersi vivere i sentimenti al massimo, senza mai vergognarsene, quelli che mi dicono "piangi, piangi e poi crea" e così faccio ogni giorno scrivendo, buttandomi in cose nuove, dicendo di sì a tutto ciò che mi spaventa.
Stimo le persone con cui ho parlato poche volte e che hanno visto in me un universo intero, che non hanno avuto paura di dirmi quanto io sia bella, intelligente, degna di ammirazione.
Stimo il mio insegnante di teatro perché mi ha insegnato a urlare e non avere paura, stimo la mia psicologa perché mi ha fatto capire che in me c'è molto di più di quello che pensavo e che mi ha insegnato l'importanza di far valere le mie idee.
Stimo me perché non mi fermo mai, non mi butto mai giù, perché creo continuamente, perché so ascoltare, perché odio i limiti, perché mi so emozionare e perché sono sempre spaventata da qualcosa ma questo non mi ha mai fermata dal rimboccarmi le maniche e dimostrarmi più forte di tutto.
Stimo le persone che ancora ti chiedono "come pensi che finirà il mondo, con i robot o con gli zombie?", oppure "qual è il tuo più bel ricordo di quando eri piccola?" oppure "perché ti sei comportata così?"
Stimo le persone che lottano sempre contro i propri demoni, perché ce l'hanno tutti, che si alzano la mattina e si rifanno il letto, poi cantano una canzone, poi scrivono paginate di pensieri, poi escono, studiano, fanno. Io stimo chi fa, chi si sforza, chi ci prova.
Siamo esseri umani. Abbiamo bisogno dell'arte, abbiamo bisogno di libertà, quella stessa libertà che abbiamo guardando un quadro, un cielo stellato, la persona che amiamo, una qualsiasi canzone. Siamo colorati, pieni di sfumature, pieni e basta. È bellissimo sentirci, sentire gli altri come ci sentiamo noi.
È bellissimo, pericoloso, rischioso, terrificante ma ripaga sempre.
Perché noi prima di tutto siamo arte, e la meraviglia dell'arte è che ti fa sempre sentire qualcosa.

mercoledì 3 maggio 2017

You.

Scrivi, scrivi che qualcosa esce, scrivi per far uscire tutto quello che non puoi dire, scrivi perché la voce non la puoi usare, perché non sapresti usarla, scrivi per piangere, scrivi.

Sono stanca. Sono stanca perché succedono cose che vorrei raccontarti, sono stanca perché non ho più il tempo materiale di vedere i miei amici, sono stanca perché ho ripreso a studiare e studio e scrivo finché non mi fa male il braccio. Sono stanca perché sono impotente, perché la mia mente mi presenta costantemente immagini che mi fanno soffrire, pensieri che mi intristiscono, sono stanca perché non posso più ascoltare le mie canzoni preferite, quelle un po' malinconiche perché altrimenti penserei a troppe cose e sono stanca perché cercare di star bene sempre è una fatica, e quando ti abbandoni alle lacrime o alla rabbia ti sembra di non fare passi avanti, e alla fine rimani in quel limbo infelice dove non sei triste, non sei arrabbiata, non sai nemmeno te cosa sei, sei e basta e cerchi di trasformare questo tuo essere in qualcosa di bello, di creativo, di artistico, di felice.
È terribile quando la persona che ami ti volta le spalle senza guardarsi indietro, e la guardi allontanarsi, e come in uno di quei banali video musicali ti immagini sdoppiarti, rincorrerla, scuoterla, gridarle ma chi cazzo pensi di essere per dire che questa è la decisione giusta, chi cazzo pensi di essere per predire il futuro, per sapere come andrà a finire, per sapere già dopo così poco tempo che non possiamo andare da nessuna parte, chi cazzo pensi di essere per credere che sia d'accordo, quando non mi hai mai veramente conosciuta, perché tu non le conosci le cose che mi fanno battere il cuore, non le conosci le cose che mi fanno venire voglia di saltare, non la conosci la mia faccia quando cerco di mentire e non ci riesco, non li sai classificare i miei sorrisi, non lo sai perché ho quella cicatrice sul ginocchio, non sai un cazzo. Non vuoi sapere un cazzo di niente e ti va bene così, ti va bene andartene dopo aver visto una frase a caso di un libro enorme, te non hai idea di cosa ci sia scritto in quel libro. E pensavo volessi saperlo, pensavo lo amassi quel libro, che lo trovassi straordinario e invece ti è bastato un errore di battitura per chiuderlo.
Però rimani ferma, zitta, non esce nulla. Perché lo sai che è inutile, perché chi non capisce che luce sei non lo capirà né domani né fra cent'anni né in un altro universo.
E allora sono stanca.
Sono stanca di ascoltare cover al pianoforte e immaginarti accanto a me mentre lo suoni, con me che me ne sto a guardarti rapita, con i capelli spettinati della sera prima e nessun tipo di trucco in faccia. M'immagino le tue espressioni e come inarchi le sopracciglia, penso che chi sa suonare un pianoforte così è sempre più bravo degli altri quando si tratta di accarezzare, sfiorare, toccare, perché chi suona qualcosa ti tocca in un modo diverso, ti tocca come se tu fossi la loro chitarra o il loro pianoforte, cercano di scoprire i punti giusti per far uscire il suono perfetto, il suono della loro essenza, di quello che sono.
Mi manca il tuo corpo, mi manca quando ce ne stavamo per ore nel letto e dopo un'ora e mezzo eravamo ancora lì a fare l'amore, lentamente, io ti guardavo e pregavo perché non finisse mai, e amavo vedere la tua faccia completamente persa nel piacere, come mi mordevi e mi graffiavi perché sentivi roppo e non sapevi come farmelo capire.
E sono stanca. Sono stanca di immaginare quelle dita, quella cura, quella meticolosità nell'accarezzare non più me ma un'altra donna, con lo stesso interesse e la stessa curiosità. Mi spezza in due e mi occupo il tempo con tremila cose per non pensarci, me lo occupo così tanto che non ho tempo di cullare la mi emotività. 
Ma ogni tanto glielo devo, glielo devo perché lei fa parte di me, perché merita rispetto e se vuole uscire glielo devo permettere.
Perché quella è la parte più pura delle persone, la parte che gioisce, che arrossisce, che salta, che ama. La parte che non conosce tutti gli strati di cui uno normalmente si circonda: la paura, l'insicurezza, l'orgoglio, l'arroganza. Quella zona lì è pura luce, pura ingenuità, pura libertà. È il mio nucleo, quello che ti piaceva tanto, dicevi. Il mio libro. La mia bontà, la mia onestà, la mia genuinità. La vedo come una bambina che non si rassegna, che ti aspetta, che non capisce. Che alla frase "se n'è andato" risponde "e quando torna?", non si arrende.
Quella a cui non importa niente dei tuoi difetti e lati negativi, di ciò che non va, di ogni paura perché sa che le basta stare con te, perché ogni relazione umana è perfettibile, non esistono i rapporti senza speranza, esistono solo persone che non sono disposte a rischiare, a mettersi in gioco, a metterci il cuore.
Ecco, io ti voglio così. Ti voglio libero. Ti voglio senza paura, senza pregiudizi, senza niente. Ti voglio e basta. Ti voglio per il tuo nucleo. Per la tua essenza. Per i tuoi pensieri, per i tuoi comportamenti. Per quello che diventerai, per quello che sei e per quello che sei stato. Ti voglio perché sei te, e non c'è nessun altro come te. 

giovedì 27 aprile 2017

Il fattore di rischio

A volte ho bisogno di piangere, magari per strada, magari nella mia stanza. Quando succede fuori la gente mi guarda come se fossi un'aliena o un'appestata, in alcuni casi come se fossi un ordigno pronto ad esplodere, in pochi con tenerezza e rispetto. Ma io ne ho bisogno, perché così posso capire, posso analizzare la situazione, posso buttare via il superfluo e ragionare con lucidità. Molti credono che io sia una persona estremamente emotiva e poco incline alla razionalità, mentre invece mi interrogo sempre, mi faccio mille domande, cerco di rispondere a tutte spesso ingarbugliandomi e non trovando più la fine di quell'incessante gomitolo che è la mia testa. In questi casi c'è la mia psicologa, che dice sempre la cosa giusta per farmi sbrogliare il gomitolo. L'altra volta mi ha detto che io ho problemi ad accettare l'impossibilità delle cose.
Ho problemi quando non posso avere quello che voglio, quando non raggiungo i miei scopi. Mi butto giù, mi rattristo, cado in un metaforico baratro buio e mi entrano i sensi di colpa (senza alcuna ragione). Così mi sto allenando. Come disse Moro: "che io possa avere la forza di cambiare ciò che posso cambiare, e la pazienza di accettare ciò che non posso cambiare, e l'intelligenza di saperle distinguere."
La verità è che su certe cose non si ha alcun potere. Ci siamo così abituati alla finta onnipotenza umana, al fatto che solo noi -che alla fine siamo solo scimmie evolute spelacchiate- abbiamo saputo piegare il mondo circostante come lo volevamo, creando cose che non esistevano prima, dando delle regole all'universo, ci siamo così abituati a tutto questo che ci sfugge profondamente il nostro essere piccoli, minuscoli nell'universo, il nostro essere impotenti di fronte alla natura, allo scorrere della vita, al mondo. Ci dimentichiamo la nostra mancanza di potere in ogni campo, quando non riusciamo ad avere ciò che desideriamo. Ci dimentichiamo la nostra impotenza quando qualcuno ci dice che non ci ama più, che non vuole stare con noi. E noi lì a interrogarci, psicanalizzare, battere la testa sul muro, senza capire. Perché? Che ho fatto? Non sono abbastanza? Ma ce l'ho messa tutta, ci ho messo il cuore, perché non è andata? Che posso fare per farla andare bene? Che posso fare per piegare gli eventi a mio favore?
Nulla. La risposta è nulla. Non puoi fare nulla, perché non hai nessun potere, come non lo ha l'umanità intera di fronte a uno tsunami, o a un terremoto o a un'eruzione. Certe cose ci sfuggiranno sempre, per sempre, e lo dobbiamo accettare.
Come diventiamo piccoli, davanti a qualcuno che non ci vuole. Cerchiamo tremila cause, tremila soluzioni, cerchiamo di lanciare un arpione a un tetto che in realtà non ha appigli, è piatto. E continuiamo a lanciare, fondamentalmente perché quel tetto non lo vediamo che è piatto, pensiamo che da qualche parte debba pur esserci un punto, uno solo, un minuscolo puntino dove far cadere il nostro arpione e arrivare lassù. Perché non ci viene in mente che sia semplicemente impossibile arrivarci, che abbiamo sbagliato tetto, che basterebbe smetterla di sprecare energie per una cosa che non funzionerà mai.
Ecco il difficile. Realizzare che di fronte a tante cose siamo impotenti.
Smetterla di provarci. Smetterla di faticare. Perché anche se la sorellastra di Cenerentola si taglia il calcagno e fa entrare così la scarpetta nel suo piede, è comunque il piede sbagliato, e si scopre. Dobbiamo davvero fare così? Tagliuzzarci per essere qualcosa di diverso da come siamo, annullarci pur di non decretare la parola "fine", pur di non dire "non funziona". Ce ne inventiamo mille, come uno che per non chiamare l'idraulico continua a mettere secchi sotto la perdita, e continua e continua e continua, e un giorno si dimenticherà quel secchio e la sua casa si allagherà, e la perdita non si chiuderà mai da sola.
A volte non funziona.
A volte non funziona perché manca l'amore da una parte, perché si è incompatibili su ogni cosa, per circostanze esterne. E allora uno si deve mettere il cuore in pace e andare avanti per la sua strada, orgoglioso di come è ma pur sempre aspirando ad essere ogni giorno migliore del sé stesso del giorno prima.
Io voglio questo, per me.
Voglio ascoltarmi sentirmi dire le cose giuste, voglio superare i miei limiti e le mie paure e le mie insicurezze. Voglio saper accettare ogni fine, ogni cosa che non posso cambiare, voglio accettare di poter essere piccola e impotente e non per questo dovermi sentire meno grande o infinita.
Voglio amare senza avere l'apnea, senza soffocare, voglio amare respirando a pieni polmoni, avendo un braccio più, avendo qualsiasi cosa in più. Voglio amare dando tutto, ma senza mai smettere di custodirmi. Voglio amare con tutti i miei organi, non solo con il cuore o col cervello. Voglio far crescere fiori eterni con il mio amore. Voglio che la vita sia l'acqua che li fa crescere, con me o senza di me. Voglio un amore così, profondo, reale, onesto.
E io lo devo capire.
Lo devo capire che a volte non abbiamo il controllo di nulla. Che non tutto dipende da noi, che non siamo Atlante che regge il mondo sulle sue spalle. Che non è colpa nostra, che va bene. Che è normale.