giovedì 11 dicembre 2014

Even in the deepest dark, you need to walk forward

So che da parte mia questo discorso può sembrare contraddittorio, perché torno indietro spesso e volentieri e tante volte l'ho fatto in passato, eppure mi reputo una persona cosciente, che riflette sulle cose e può cambiare idea se s'impegna a farlo...sforzandosi.
Sì, perché come dice Nina a volte il cervello va "preso a frustate", bisogna trattarlo come un bambino e dirgli "no" quando c'è da dirlo, pure se spinge moltissimo verso qualcosa.
C'è poco da spiegare, quando una cosa è sbagliata lo senti, il tuo stesso corpo lo sente, ma c'è sempre un qualcosa che ci spinge a tornare sui propri passi, a sentirci impotenti di fronte alla mancanza, a buttarci a occhi chiusi in situazioni che sappiamo già senza speranza, solo per non affrontare quel dolore terribile di stare senza qualcuno che ti ha dato tanto, che ti ha regalato momenti stupendi, cambiato la vita in qualche modo...
E' facile sbagliare quando ci sono di mezzo i sentimenti, ma è importante anche come reagisci, è importante se permetti a te stessa di farti crollare o di rimanere saldamente in piedi. E' una cosa che ci insegnano a pole, per fare bene una posizione devi concentrare tutto lo sforzo e la fatica in una parte del corpo, altrimenti non riesce: a volte devi piroettare intorno al palo e per farlo ti distruggi le braccia tentando di tirare su tutto il tuo corpo, altre volte è una gamba a fare tutto il lavoro ma la conclusione è che dopo un po' di volte, seppur con tanto dolore, ti riesce.
Il cervello va allenato a reagire, certo è più difficile perché di mezzo c'è l'autoconvinzione che è più dannosa di un proiettile, però alla fine ci si fa, e si continua su quella strada.
Perciò un giorno sento il dolore della botta, e il giorno dopo c'è il livido che fa male solo se me lo tocco. Poi anche quello lentamente svanisce e non rimane più nulla.

A un certo punto mi sono accorta che un bicchiere rotto è solo un bicchiere rotto, e il fatto che io ci volessi vedere un mondo infranto non lo rendeva niente più di un bicchiere rotto, anzi rendeva me una stupida.
Semplicemente, l'amore non c'entra nulla con l'accettazione passiva. Puoi amare fino allo sfinimento una persona, però se non è fatta per te non puoi sforzarti e fingere che sia così, non puoi volere che faccia comunque parte della tua vita, puoi solo amarla per ciò che ha significato per te, amarla per quello che ti ha dato genuinamente, per come ti ha fatto sentire, per come ti ha cambiata... ma no, non puoi rimanere con qualcuno per il quale non fai la differenza, che non capisce la magia che puoi essere oltre a non riconoscere la magia che sei.
Certo ci sono persone a cui non smetteremo mai di tenere nonostante tutto, forse è solo perché siamo così abituati a farlo che non concepiamo un mondo senza volergli bene, ma in certi casi puoi solo metterci tutta la forza che hai e sollevare quel pesantissimo libro per riporlo nel suo scaffale... fa male, ma si devono amare le persone, non i bei ricordi persi.
E se hai davvero voluto bene a qualcuno, non rimpiangi mai ciò che gli hai regalato e ciò che con amore gli hai offerto di te... accetti semplicemente che ciò che avevi da dare non corrispondeva a ciò che quel qualcuno voleva ricevere, e continui per la tua strada.

Sforzandosi anche il peggior livido passa, a volte perfino senza farci ricordare di averlo mai avuto.



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