mercoledì 3 dicembre 2014

Una montagna rimane una montagna anche quando ne resta solo un sasso

Esiste una certa persona, nel mio mondo, che non sono mai stata in grado di paragonare a niente. Eppure io vivo per le definizioni, do i nomi alle cose, dedico canzoni, film, mi piace avere dei punti di riferimento ai quali aggrapparmi anche per le piccole cose. Sono una di quelle persone sempre ansiose che quando deve scrivere qualcosa si fa una scaletta precisa, quando deve fare discorsi se li prepara prima nella testa e si preoccupa sempre di fare la cosa giusta e di farla bene.
Ma, ugualmente, non sono mai riuscita a definire questa persona a cui io voglio un bene incondizionato e senza pretese; non posso dire che somiglia a qualcosa di poetico come un tramonto o una foresta ghiacciata, perché sarebbe poco realistico dal momento in cui lui non è così meraviglioso come queste due cose. Non posso dire che somiglia a qualcosa di normale perché sarebbe come definirlo ordinario, e non posso definirlo con qualcosa di brutto perché sarebbe falso.
Mi arrendo e accetto semplicemente il fatto che sia qualcosa di unico a sè, che non so spiegarmi e mi piace così com'è: freddo e dannatamente lontano dalla perfezione.
Io e lui siamo "inseparabili ma costantemente separati", a volte vicini ma lontani anni luce, a volte il contrario.
In certi momenti parliamo senza sosta, e in altri stiamo ore senza dire una parola. Una volta gli dissi "con te il silenzio non è mai pesante", e lui mi rispose che è normale, il silenzio non lo è mai; quello che intendevo io è che è davvero raro trovare qualcuno con cui poter stare in silenzio senza che questo voglia dire necessariamente attesa.. attesa di trovare un argomento.
Le persone sottovalutano la bellezza del guardare qualcuno senza dire niente, cercare i dettagli delle sue espressioni e del suo corpo senza essere distratti da quello che dice. Di questa persona io so tutto, senza sapere poi molto: non conosco bene il suo passato nè i suoi segreti, eppure conosco il tono di voce quando mente, conosco cosa si nasconde dietro il suo sguardo, conosco le sue reazioni, il suo modo di parlare e di reagire alle cose, riesco ad immaginare ciò che potrebbe dirmi, so come pensa. L'ho osservato per tanto tempo, e ogni volta adoravo scoprire qualcosa di nuovo, una sfumatura che non avevo visto prima, un sorriso diverso, e ogni volta era un valido motivo per volergli più bene di prima.


Ormai tutto è ridotto a un mucchio di foto polverose, canzoni, biglietti... mi manca. Questa persona, la luce a cui mi sono sempre aggrappata nei momenti bui e difficili, mi mancherà per tutta la vita. Quando non mi è vicino sento qualcosa mancarmi.
Forse non posso paragonare lui a niente, ma quello che abbiamo è come una montagna con la cima perennemente coperta dalle nuvole o dalla nebbia. Non si sposta, non crolla mai del tutto. Magari frana, magari le pareti cedono, magari impiegano anni per ricostruirsi ma quello è il suo posto e dovesse anche solo, di quella montagna rimanere un sasso, sarebbe lo stesso per me.
E' quella montagna caduta di cui non vedrò mai più l'apice, non potrò mai più impegnarmi per scalarla perché adesso è solo un sasso, e che senso ha avere un rapporto se non puoi continuamente prendertene cura per farlo crescere sempre più forte?

Non posso definirlo in alcun modo, non posso concludere in modo poetico dicendo che mi ricorda qualcosa, perché non mi ricorda niente. Lui è lui e niente è come lui. 
E forse, in un mondo con milioni di persone, dove tutti sono diversi ma sostituibili, dove il tempo ripara sempre ciò che è distrutto e dove anche la polvere più preziosa alla fine si perde nell'aria come tutto il resto, dire a lui che è unico è la cosa più dolce che mi venga in mente.

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